Claudina Emilia Maria Muzzio
in arte
CLAUDIA MUZIO
Nata a Pavia 7 febbraio 1889
Morta a Roma 24 maggio 1936
Figlia di Carlo Alberto Muzzio, con due “z” (Pavia 1848), musicista, e direttore di scena del Covent Garden di Londra, e Elvira Gavirati, corista. Nasce a Pavia in piazza del Duomo numero 4.
L'atto di nascita (n.121), qui sotto riprodotto, riporta, che alla bambina, nata da una donna nubile non consenziente d’essere nominata, davanti all'ufficiale delegato del comune, e alla presenza di testimoni, le fu assegnato il nome di Claudina Emilia Maria e il cognome Versati.
La levatrice, Luigia Gatti alla presenza di testimoni, assunse l'impegno della custodia e del mantenimento della neonata.
In realtà, questo sotterfugio fu creato per necessità di parvenza pubblica, considerato che i genitori di Claudina non erano sposati.
Solo nel 1908 celebrato il matrimonio dei genitori a Londra, ottenuto il riconoscimento ufficiale dei genitori, Claudina acquisirà la qualità di figlia legittima, assumendo il cognome del padre.
Per una più agevole leggibilità, si riporta di seguito la trascrizione dell’atto di nascita registrato dal comune di Pavia il 10.2.1889.
Lato destro dell’atto
ATTI DI NASCITA
Numero 121
Versati Claudina Emilia Maria
L’anno milleottocentottantanove, addì dieci di Febbraio alle ore antimeridiane dieci e minuti quaranta nella Casa comunale.
Avanti di me Ragioniere Barbaini Pietro, per disposizione ventisette agosto milleottocentoottantacinque debitamente approvate Uffiziale dello stato civile del Comune di Pavia, è comparsa Gatti Luigia vedova Dainotti, di anni sessanta, levatrice, domiciliata in Pavia, la quale mi ha dichiarato che alle ore antimeridiane nove e minuti zero del dì sette del corrente mese, nella casa posta in Piazza del Duomo al numero quattro, da una donna nubile che non consente di essere nominata è nato un bambino di sesso femminile che non mi presenta, ed a cui da il nome di Claudina Emilia Maria ed il cognome di Versati.
A quanto sopra ed a quest’atto sono stati presenti quali testimoni De Ambrosio Luigi, di anni sessantadue, portiere e Tacchini Beniamino, di anni (?), portiere, entrambi residenti in questo comune.
La dichiarante avendomi fatto istanza di lasciare a lei il detto bambino promettendomi alla presenza dei suindicati testimoni di assumerne l’allattamento e la custodia, non che di darne conto ad ogni richiesta dell’Autorità. Nulla trovando in contrario a tale istanza, vi ho aderito ed ho lasciato che alla dichiarante il bambino sia lasciato.
Letto il presente atto agli intervenuti l’hanno meco sottoscritta
Gatti Luigia
De Ambrosio Luigi
Tacchini Beniamino
Rag. Barbaini Pietro, Uff. Delegato
Lato sinistro dell’atto
Qui troviamo la trascrizione dell’avvenuto riconoscimento di Claudina da parte dei genitori, e la registrazione dell’ufficialità del loro matrimonio avvenuto a Londra.
Con atti autentici quattro e sedici giugno millenovecentootto dell’Autorità Consolare Italiana in Londra, trascritti il nove settembre successivo nella parte seconda C di questo registro in corso per gli atti di nascita, ai numeri trenta e trentuno, la bambina contrascritta è stata quale figlia riconosciuta dai propri genitori naturali, Muzzio Carlo Alberto di Giovanni Antonio, artista lirico, di Pavia, e Gavirati Giovanna, fu Francesco, corista, di Milano.
Pavia, addì 12 Settembre 1908
Firmato l’Ufficiale delegato
In seguito al matrimonio contratto il ventidue di giugno millenovecentootto a Westminster (Contea di Londra) tra i signori Carlo Alberto Muzzio, nato e domiciliato a Pavia e Giovanna Gavirati, ora pure qui domiciliata, trascritto il ventun settembre successivo al numero sette parte seconda B di questo relativo registro, la controindicata Muzzio Claudina Emilia Maria, ha acquistato la qualità di figlia legittima a norma del vigente codice civile.
Pavia, 28 Settembre 1908
Firmato l’Ufficiale di stato civile
Claudia Muzio, vista l’occupazione del padre, arriva a Londra all'età di due anni.
Trascorre gli anni della sua infanzia tra le “mura” del più importante teatro londinese, il Covent Garden Royal Opera House.
In possesso di un precoce talento musicale, il padre la avvia allo studio dell’arpa e del pianoforte. Sembra accertato che Claudina abbia svolto gli studi presso una scuola londinese delle suore del sacro cuore, fondata nel 1883.
Pur mostrando precoce talento come futura “concertista”, Claudina sognava di formarsi musicalmente come cantante lirica.
Fu questo suo sogno, che le fece lasciare l’Inghilterra per recarsi in Italia, precisamente a Torino.
Nel capoluogo piemontese, apprende le prime lezioni di canto, dal famoso mezzosoprano Annetta Casaloni (che l’11 marzo 1851, fu la prima interprete del ruolo di Maddalena in Rigoletto al Teatro La Fenice di Venezia).
Dopo questa esperienza, verosimilmente su consiglio della madre, Claudina si reca a Milano per studiare con Antonio Fugazzola, perfezionandosi poi con il soprano e didatta Elettra Callery Viviani (1861-1935).
Poco più che ventenne, il 15 gennaio 1910, debutta al Teatro Petrarca di Arezzo in Manon di Jules Massenet, ottenendo ottime critiche.
“...Claudia Muzio incarnò una Manon delle più passionali e delle più seducenti. Essa aveva intuizione drammatica squisitissima, grazia, sentimento, voce carezzevole e fresca. Nel duetto della "seduzione" ebbe delle carezze ammaliatrici di molto effetto, che le valsero spontanei ed unanimi applausi. Insieme al tenore De Gregorio, il quale con sentimento passionale, ravvolse la sua Manon, trascinandola in una efficacissima esecuzione di cui si volle il bis.
Dove poi la signorina Muzio ebbe una drammaticità addirittura commovente fu nell'ultimo atto, quando spira fra le braccia di "Des Grieux", avvincendo estasiato il pubblico. Essa cantò con il cuore.
La Muzio s'è perfezionata alla scuola della rinomata maestra di canto Elettra Callery Viviani.”
(Tratto dalla "Rivista Teatrale Melodrammatica" del 24 gennaio 1910)
Il successo ottenuto con il ruolo di Manon, aprì la via, al Teatro Mastroieni di Messina, alla sua Violetta Valéry (La traviata) personaggio, che in seguito, la renderà celebre e indimenticata in tutto il mondo. Compagno di scena fu il coetaneo Tito Schipa, qualche giorno dopo, Claudia sarà anche la sua “Gilda” in Rigoletto, ruolo che il soprano pavese ripeterà ancora una volta al Teatro Vittorio Emanuele di Torino nel settembre del 1911, abbando-
nandolo poi per sempre.
“Claudia Muzio ha ottenuto un entusiastico successo nella “Traviata” al mastrojeni di Messina. La parte di protagonista, nel popolare e appassionato spartito verdiano, ebbe, dalla giovane e bravissima prima donna, eccellente interpretazione. Oltre che cantare di bella voce e d’ottima scuola, la Muzio apparve attrice valentissima. L’affermala locale “Gazzetta” col seguente bellissimo articolo:
“La dolce figura di “Violetta”, perchè non riesca sciatta e insignificante nella rappresentazione del dramma, richiede singolari sforzi d’intelligenza.
Nel melodramma essa ha ancora un compito più arduo, dovendo senza la rinunzia dei primi requisiti, soddisfare alla virtuosità del canto e la signorina Claudia Muzio ha saputo felicemente animare la dolorosa e appassionata amante, tanto nella sua fervida lusinga, quanto nella opprimente rassegnazione, quando infine nel palpito della funebre angoscia presaga, di quel soffio crudele di realtà penetrante.”
(Tratto dalla: Rivista Teatrale Melodrammatica del 12 luglio 1910)
Il 13 maggio 1911 si presenta per la prima volta a Milano al Teatro Dal Verme come Musetta in La bohème di Giacomo Puccini. Tornerà nel capoluogo lombardo per la stagione di carnevale 1911-12 con Faust di Charles Gounod, Pagliacci e I promessi sposi di Amilcare Ponchielli (Lucia) con grande successo di critica e di pubblico.
Il 16 aprile 1912 crea il ruolo di Caterina nella “prima assoluta” di La Baronessa di Carini di Francesco Mulè al Teatro Massimo di Palermo. Nell’autunno dello stesso anno, ritorna al Teatro Dal Verme, dove canta tra l’altro, un ruolo che sarà sempre tra i suoi favoriti, Desdemona in Otello di Giuseppe Verdi, e il 13 novembre crea il personaggio di Melenis nell'omonima opera di Riccardo Zandonai avendo come partner Giovanni Martinelli.
Nel novembre 1913, Claudia Muzio, debutta Teatro Alla Scala di Milano in Otello (Desdemona) a fianco di Icilio Calleja nel ruolo del Moro di Venezia e con la direzione di Tullio Serafin. Ruolo, che in gennaio, aveva portato anche al San Carlo di Napoli nell'occasione con la direzione di Vittorio Gui.
Il 10 febbraio 1914 presenta nella sala del Piermarini la prima assoluta dell’opera Abisso di Antonio Smareglia (Mariela) con Icilio Calleja nel ruolo di Hanno e Ernestina Poli-Randaccio in quello di Gisca, direttore Tullio Serafin. Seguirà il 12 aprile l’opera L’amore dei tre re di italo Montemezzi, dove, Claudia Muzio interpreta il ruolo di Fiora a fianco di Edoardo Ferrari-Fontana (Avito), Domenico Viglione-Borghese (Manfredo) e Nazzareno De Angelis (Archibaldo).
Il 6 maggio 1914 debutta al Covent Garden di Londra con la pucciniana Manon Lescaut, direttore Albert Coates, cimentandosi inoltre per la prima volta in Tosca (16 maggio) e La bohème (Mimì, 17 giugno) in entrambe le opere a fianco di Enrico Caruso.
Prima di lasciare il Covent Garden, canterà anche nei ruoli di Alice in Falstaff con Antonio Scotti (Falstaff), Desdemona in Otello con il tenore Paul Franz e il baritono Antonio Scotti e infine sarà Margherita in Mefistofele a fianco di John McCormack (Faust) e Adamo Didur (Mefistofele).
Nel “mezzo” delle recite di Londra, il 20 e il 29 maggio, si reca a Parigi per un concerto all’Opéra Garnier e una recita di Pagliacci al Théâtre des Champs Élysées.
Il 23 e 26 settembre del 1915 partecipa alle due memorabili serate al Teatro Dal Verme di Milano cantando il ruolo di Nedda in Pagliacci a fianco di Enrico Caruso (Canio, alla sua ultima apparizione italiana) e Luigi Montesanto (Tonio) con la direzione di Arturo Toscanini.
Oltre ai già citati, in questo periodo, canta nei più importanti teatri italiani, tra i quali: Il Teatro Vittorio Emanuele di Torino, Il Massimo di Palermo, Il San Carlo di Napoli, Il Regio di Parma, Il Politeama fiorentino, il Carlo Felice di Genova.
Il 4 dicembre 1916 scrive il suo debutto al Teatro Metropolitan di New York, dove è chiamata a sostituire Lucrezia Bori colpita da una seria malattia. L’opera in programma è Tosca e i compagni di scena, Enrico Caruso e Antonio Scotti. Fu un grande successo sia di pubblico, sia di critica, tanto da far ottenere al soprano un lungo e “sostanzioso” contratto.
Claudia Muzio rimarrà al Metropolitan per sei anni fino al 1922, in questo periodo oltre al ruolo di Tosca, presenterà sul più importante palcoscenico statunitense, Manon Lescaut, Aida, Trovatore, Otello, La prima mondiale di Il Tabarro, Andrea Chénier, Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Loreley, Il Profeta di Giacomo Meyerbeer (con Enrico Caruso), La bohème, L’amore dei Tre Re, di Italo Montemezzi, Madama Butterfly, Eugene Onegin di P. I. Ciaikovsky, La traviata.
Il 18 giugno del 1919 debutta nel teatro, dove sarà più amata, o per meglio dire quasi idolatrata, il Colón di Buenos Aires. Qui il fedele pubblico e gli appassionati ammiratori, conieranno per lei l’appellativo “La Divina”, che la accompagnerà per tutta la sua carriera e la consegnerà con tale appellativo alla storia del melodramma.
Al Teatro Colón Claudia Muzio canterà in molte stagioni di seguito qui elencate 1919/20/21- 1923/24/25/26/27/28 - 1933/34 esibendosi in sessantasette produzioni che spaziavano quasi totalmente il suo repertorio a fianco dei più illustri colleghi dell’epoca.
Nelle sue “stagioni” in Sud America, oltre all'amatissimo Teatro Colón, Claudia Muzio sarà protagonista in altri importanti teatri di famose città, uno per tutti ricorderemo Il Lirico di Rio de Janeiro, dove la Divina Claudia cantò a fianco di Beniamino Gigli un’indimenticabile e trionfale Tosca nel 1919.
Il ritorno di Lucrezia Bori al Teatro Metropolitan di New York, il successo sia di Emmy Destinn, sia della nuova stella Rosa Ponselle, induce Claudia Muzio (nel 1922), ad allontanarsi definitivamente dal Metropolitan per entrare a far parte della Chicago Civic Opera, a fianco dei soprani Mary Garden e Rosa Raisa, una partecipazione che tra il 1922 e il 1932, durerà una decina d’anni.
Tra il 1922 e il 1932, sebbene il cuore ammalato le provocasse spesso improvvisi malori, Claudia Muzio non intende risparmiarsi, infatti, oltre che a Chicago, parteciperà alle “stagioni” di Boston e San Francisco.
Fu propriamente Claudia Muzio a inaugurare con Tosca il “War Memorial Opera House” di San Francisco il 15 ottobre 1932, tuttora il più importante teatro dell’Ovest degli Stati Uniti.
Il teatro fu fortemente voluto dal direttore d’orchestra napoletano Gaetano Merola, e fu in parte finanziato con generose sottoscrizioni della comunità italiana di San Francisco.
A San Francisco, Claudia Muzio è insignita della medaglia d'oro riservata ai cantanti più celebri.
Il Re d'Italia gli conferisce un’onorificenza, per aver fatto risplendere l'arte italiana nel mondo.
L'amministrazione del teatro Municipal di Rio de Janeiro farà costruire la quarta e ultima teca (alta due metri) per riporvi, principalmente, l'abito di scena (uno dei tanti, ovviamente) indossato da Claudia Muzio nelle recite di La traviata. Le altre tre teche erano state allestite, con la stessa finalità, in onore di Gabriella Besanzoni, di Titta Ruffo e Beniamino Gigli.
Canta all’Opéra di Parigi in Tosca e Aida.
Nel 1927 Claudia Muzio s’imbarca nel transatlantico “Conte Grande” per recarsi come di consueto al prediletto Teatro Colón.
Claudia Muzio compie la traversata oceanica unitamente alla “Compagnia artistica” cui fanno parte, i tenori, Giacomo Lauri Volpi, Luigi Nardi, Antonin Trantoul, Aureliano Pertile; i soprani, Rosetta Pampanini, Giannina Arangi-Lombardi; i mezzosoprani, Gabriella Besanzoni e Aurora Buades, i baritoni, Titta Ruffo, Benvenuto Franci, Cesare Formichi e i bassi, Gaetano Azzolini, Ezio Pinza, Tancredi Pasero. I direttori d'orchestra: Fritz Reiner, Gabriele Santini, Gino Marinuzzi.
A questo punto, nella vita sentimentale di Claudia, entra il giovin di bell'aspetto e grande tenore Giacomo Lauri Volpi. Sembra che la “scintilla” sia scoccata in viaggio, mentre i due artisti studiavano “Norma”, tuttavia, solo di “scintilla” si trattò, poiché Lauri Volpi, forte dei suoi principi religiosi, mai avrebbe abbandonato la legittima moglie (il soprano Maria Ros), come sembra, avrebbe preteso la bella Claudia. Tutto rimase, pertanto, racchiuso nella sfera di un amore platonico.
Ritorna frequentemente alla Scala: il 22 novembre del 1925 con Il trovatore a fianco di Aureliano Pertile e Benvenuto Franci, l’11 aprile 1926 nella memorabile Traviata diretta da Arturo Toscanini con Aureliano Pertile e Carlo Galeffi, il 2 dicembre del 1926 è la volta di Andrea Chénier ancora con Aureliano Pertile e Mariano Stabile. Il 12 aprile del 1930 un’altra edizione di La traviata, questa volta con Dino Borgioli e Carlo Galeffi diretti da Giuseppe Del Campo.
Il 24 luglio 1929 Claudia Muzio sposa segretamente a Faenza il commerciante Renato Liberati di ventiquattro anni, lei ne aveva quaranta.
Questo è il periodo, che Claudia Muzio guadagna cifre favolose, il cachet del Colón arrivava a ben quattromila pesos a recita (circa 25.000 lire dell’epoca), che talvolta le erano pagati anche con monete d’oro.
Tra il 1932 e il gennaio del 1935 ritorna a Roma, dove canterà in La Bohème di Puccini con Dino Borgioli; La forza del destino con Francesco Merli, Mario Basiola e Gianna Pederzini; Tosca con Beniamino Gigli e il baritono Giacomo Rimini; Cavalleria rusticana con Francesco Merli e Benvenuto Franci; La traviata, con Beniamino Gigli e Carlo Galeffi, direttore Tullio Serafin. Di questa produzione possediamo una testimonianza del critico musicale e compositore Alberto Guasco, che così scriveva su “La Tribuna“.
" …non si può descrivere la letizia di coloro che hanno potuto ascoltare le beneamate melodie cantate con supremo prestigio d'arte da Claudia Muzio, Beniamino Gigli e Carlo Galeffi. Violetta Valéry è riuscita a far fremere i musicologi dell'Urbe come se lo spettacolo delle sue atroci disavventure amorose e della sua morte miserrima costituisse, per loro, una novità assoluta ed emozionante (...) Non uno dei mille preziosi dettagli dello spartito è rimasto nell'ombra. Abbiamo ritrovato in Claudia Muzio la prodigiosa Violetta che, anni or sono, aveva destato ribollenti amori nel pubblico romano. Cantatrice di finezza non superabile e di originalità completa, attrice non meno ingegnosa e disinvolta, la Muzio ha in realtà un potere di seduzione al quale nessuno può sfuggire. La sua perfetta tecnica vocale le consente di trarre dalla scena conclusiva del primo atto - così temuta dalle consuete cantatrici - effetti di rara potenza: il suo ardore sentimentale si dirvela per intero nelle scene culminanti del secondo atto e dell’ ultimo. Diciamo ancora che nell' accorato cantabile "Alfredo, Alfredo di questo core", così squisitamente umano, tende a diventare trascendentale. Si pensa ad un angelo che canti piangendo…"
Norma con Francesco Merli, Gianna Pederzini e Giacomo Vaghi. Mentre la sera del 15 febbraio 1934 porta al successo, in prima assoluta, l'opera di Licinio Refice, Cecilia.
Va indubbiamente ricordato che nel massimo teatro romano, tra il 1928 e il 1935, Claudia Muzio, canterà in quasi cento recite.
Tra il 4 e 21 ottobre 1934 con otto recite dell’opera Cecilia diretta dall’autore, Claudia Muzio, dopo avervi cantato per sedici anni, darà l’addio al ”suo” Colón.
Al rientro in Italia si dedica con passione e impegno allo studio di Adriana Lecouvreur, sotto la guida del maestro Luigi Ricci, ma l’opera che andrà in scena il 14 gennaio del 1936 non vedrà protagonista al Divina Claudia ma il soprano rumeno Floria Cristoforeanu di stretta scuola verista, un affronto attuato a suo danno dal teatro romano, del quale Claudia Muzio non seppe darsi pace.
Nel frattempo, si reca a Milano per parlare dei suoi dischi registrati per la Columbia l’anno precedente, su insistenza del collega Giacomo Lauri Volpi.
Il grande tenore romano la convinse a registrare la sua voce con la nuova tecnica elettrica, in modo, che fosse tramandata alle generazioni future, con la maggiore qualità tecnica dell’epoca.
A Milano il suo disturbo al cuore diventa sempre più preoccupante, Claudia decide di ritornare a Roma.
Alle 7:35 del mattino del 24 maggio 1936 in una suite dell’Hotel Majestic in via Veneto, il cuore della “Divina” cessa di battere.
Aveva da poco compiuto quarantasette anni.
La camera ardente sarà allestita nella chiesa dei Cappuccini in via Veneto. Vi furono esposti corone e fiori con i nastri, che confermavano la partecipazione al lutto, dei più importanti governi europei e americani, delle famiglie regnanti, degli artisti insigni della scena lirica.
Sepolta a Roma al cimitero del Verano, nel monumento funebre costruito (con il contributo di tutti i cantanti lirici del mondo) dallo scultore torinese Pietro Canònica, si può leggere questa scritta:
« La sua voce divina / le genti d’ogni remoto Paese / ammaliò / Messaggera di grazia / di forza, di luce e d’arte. »
Due grandi critici specializzati in “voci” Eugenio Gara e Angelo Sguerzi, non ammettono dubbi nello stimare la Divina Claudia il più grande soprano del secolo prima di Maria Callas.
Giacomo Lauri Volpi sul suo volume “Voci parallele” scrive in merito alla voce di Claudia Muzio:
“In un momento in cui a Chicago suscitava clamori l’americana Mary Garden, a New York la tedesca Geraldine Farrar (in realtà Geraldine Farrar era statunitense, essendo nata a Melrose nello stato del Massachusetts. [N.d.R.] ), a Londra l’australiana Nelly Melba e, in Italia, illanguidiva la stella della Darclée (la prima interprete di Tosca insieme al tenore De Marchi) – tutte voci di soprano lirico – si rivelò la voce soavissima di Claudia Muzio, in antitesi con quella esuberante di Rosa Raisa.
Gli argentini la chiamarono “la Divina Claudia” e veramente divina era nell'esecuzione di “Casta diva” nella Norma e dell’aria del Trovatore: “d’amor sull'ali rosee”.
Il suo canto non si potrebbe meglio definire che ricordando le parole di Dante, nell'episodio di Casella: “la cui dolcezza ancor dentro mi suona”.
La voce di Claudia Muzio era piuttosto limitata, ma acquisiva risonanze insospettabili, poichè in ogni nota spirava un sentimento vibrante. Ciò le dava la capacità di affrontare la tessitura disumana di Turandot e quella sovrumana della Norma, gl’impeti umanissimi di Santuzza e la rassegnata dedizione di Desdemona.
Grande e felice artista alla ribalta, quanto modesta e sventurata nella vita, la Muzio uscì dalla scena del mondo in sordina, con l’indice sulla bocca, come per dire: non vi muovete, restate, non disturbatevi per me.”
Completa questa scheda biografica, una dotta narrazione di Bruno Barilli, scrittore e critico musicale, su mito e realtà di Claudia Muzio
Era un'artista al cento per cento, solitaria circondata dal silenzio.
Ma non era una diva.
Era una donna, una vera donna - intima, schiva e d'una ritrosia quasi tragica.
Una signora, invisibile.
Niente di sè, concedeva al mondo, tutto alla scena.
La sua dedizione all'arte fu totale.
Nessun riguardo per sè, per la sua salute.
Se doveva morire sulla scena, moriva, alla lettera.
Che altezza lirica, quanta verità a spese del suo povero cuore! Un talento.
La tristezza canora di Desdemona sciolta in una fatalità limpida, fluiva alla deriva, quale suo pianto modulato pareva giungerci ormai da un irreparabile esilio, echeggiante al di là di ogni soglia umana.
Nel buio teatro il pubblico rapito, sconvolto, palpitante, non aveva più fiato, e l'anima dello spettatore affondava, man mano, in un profumo di morte.
Tutto era prezioso in lei, nulla di soverchio!
Intensità sottile, tono fulmineo e fioco di quella umana voce.
Che risoluzione, che slancio nelle sue entrate in scena, che presa di possesso piena: Una attrice!
Traviata indimenticabile.
Colla mollezza imperiosa di tutta l'elastica imponenza della sua persona.
Claudia Muzio, accompagnava il proprio cantare e moveva cerchio intorno a sè l'incantevole e spumosa mareggiata della sua crinolina-lieve, barcamenandosi sontuosamente.
La gran chioma corvina, costellata di gemme, splendeva senza peso sul suo capo come un tesoro astronomico.
Poi, all'ultimo atto, mentre “tutta Parigi impazza” e un clamore altissimo di carnevale batte alle porte chiuse, la rivediamo ancora una volta in uno scorcio fulmineo di festino fra le mense imbandite che la malinconia minaccia dai tempi di Chopin.
Dava tutta sè stessa, sempre.
Sul finir d'ogni recita, stremata - Violetta, Norma o Mimì che fosse, Claudia Muzio, sembrava spegnersi, raggiante.
Più luce, più canto, più ardore - come un lume cui manca l’olio...
Viveva in disparte con la madre che era tutto per lei: una vita di silenzio, privata, peripatetica.
Tuttavia la prima volta che andai a trovarla, dopo la recita, nel suo camerino ogni sorta di personaggi eccelsi.
Nomi illustri, figure spiccate e magnanime non potevano capitare più a proposito in quel fatidico speco riservato al melodramma.
Claudia Muzio sedeva la, abbandonala sul divano esangue, sorridente, tramortita, fra mazzi di fiori che ingombravano la console e costumi sgargianti che pesavano, gremiti d'oro, ai ganci delle pareti. Fu l'ultima volta che la vidi.
In questo salotto di teatro ricordo specialmente la presenza muta ed austera di sua madre - che era la vigilanza in persona.
Claudia Muzio non faceva niente senza la mamma.
Costei l’accompagnava ovunque e vegliava su di lei, a lei continuamente vicina - Enigmatica ombra.
Questa vecchia dama sempre vestita di nero, sempre chiusa, unica, esclusiva, come sentinella; la figlia e la madre formavano il centro di quella improvvisa adunata.
Ed io non potevo fare a meno di ammirare guardandole, la grandezza severa dei loro sentimenti diversi: questa passione struggente, e quella profonda realtà.
In campo discografico lascia una vasta testimonianza, composta da 109 facciate a 78 giri, composte da:
2 facciate realizzate a Milano per la His Master’s Voice (1911 e 1914).
75 negli Stati Uniti per la Edison e la Pathé (dal 1914 al 1927).
32 per la Columbia a Milano (1934-1935).
Esiste inoltre un microsolco “Golden Age of Opera” dove la Muzio canta il primo atto di Tosca, registrato dal vivo, purtroppo con suono di scarsissima qualità, al Teatro dell’Opera di San Francisco il 15 ottobre 1932, a fianco di Dino Borgioli (Cavaradossi) e Alfredo Gandolfi (Scarpia) con la direzione di Gaetano Merola.
REPERTORIO IN ORDINE CRONOLOGICO
Le prime rappresentazioni assolute sono contraddistinte con un asterisco (*)
1910
Manon - di Jules Massenet “Manon”
Arezzo: Teatro Petrarca, 15 gennaio.
La traviata - di Giuseppe Verdi “Violetta Valéry”
Messina: Teatro Mastroieni, 9 luglio.
Rigoletto - di Giuseppe Verdi “Gilda”
Messina: Teatro Mastroieni, 21 luglio.
Manon Lescaut - di Giacomo Puccini “Manon”
Catanzaro: Teatro Comunale, 17 dicembre.
1911
Tosca - di Giacomo Puccini “Floria Tosca”
Catanzaro: Teatro Comunale, 26 febbraio.
La bohème - di Giacomo Puccini “Musetta”
Milano: Teatro Dal Verme, 13 maggio.
Il trovatore - di Giuseppe Verdi “Leonora”
Torino: Teatro Vittorio Emanuele, 29 novembre.
Faust - di Charles Gounod “Margherita”
Milano: Teatro Lirico, 19 dicembre.
Pagliacci - di Ruggero Leoncavallo “Nedda”
Milano: Teatro Lirico, 30 dicembre.
1912
I promessi sposi - di Amilcare Ponchielli “Lucia”
Milano: Teatro Lirico, 14 febbraio.
Otello - di Giuseppe Verdi “Desdemona”
Palermo: Teatro Massimo, 27 marzo.
La baronessa di Carini - di Giuseppe Mulè “Caterina la Grua”
Palermo: Teatro Massimo, 27 marzo. (*)
Melenis - di Riccardo Zandonai “Melenis”
Milano: Teatro dal Verme, 13 novembre. (*)
1913
Il segreto di Susanna - di Ermanno Wolf-Ferrari “Susanna”
Napoli: Teatro di San Carlo, 5 marzo.
Isabeau - di Pietro Mascagni “Isabeau”
Napoli: Teatro di San Carlo, 30 marzo.
1914
Abisso - di Antonio Smareglia “Mariela”
Milano: Teatro alla Scala, 10 febbraio 1914. (*)
L’amore dei tre re - di Italo Montemezzi “Fiora”
Milano: Teatro alla Scala, 12 aprile 1914.
La bohème - di Giacomo Puccini “Mimì”
Inghilterra, Londra: Teatro Covent Garden, 17 giugno.
Mefistofele - di Arrigo Boito “Margherita”
Inghilterra, Londra: Teatro Covent Garden, 26 giugno.
Falstaff - di Giuseppe Verdi “Alice”
Inghilterra, Londra: Teatro Covent Garden, 21 luglio.
La Walkiria - di Richard Wagner “Siglinda”
Torino: Teatro Regio, 26 dicembre.
1915
Carmen - di Georges Bizet “Micaela”
Cuba, Avana: Teatro Nacional 13 maggio.
1916
Loreley - Alfredo Catalani “Loreley”
Genova: Teatro Carlo Felice, 11 gennaio.
Madame Saint-Gêne - di Umberto Giordano “Caterina Hubscher”
Brescia: Teatro Comunale, 7 febbraio.
Francesca da Rimini - di Riccardo Zandonai “Francesca”
Pisa: Teatro Verdi, 25 marzo.
1917
Aida - di Giuseppe Verdi “Aida”
U.S.A., New York: Teatro Metropolitan, 27 gennaio.
1918
Le Prophète - di Giacomo Meyerbeer “Berthe”
U.S.A., New York: Teatro Metropolitan, 7 febbraio.
Cavalleria rusticana - di Pietro Mascagni “Santuzza”
U.S.A., Chicago: Ravinia Park, 11 luglio.
Madama Butterfly - di Giacomo Puccini “Cio-Cio-San”
U.S.A., Chicago: Ravinia Park, 10 agosto.
I gioielli della Madonna - di Ermanno Wolf-Ferrari “Maliella”
U.S.A., Chicago: Ravinia Park, 17 agosto.
Il tabarro - di Giacomo Puccini “Giorgetta”
U.S.A., New York: Teatro Metropolitan, 14 dicembre. (*)
1920
Evgenij Oneghin - di Pëtr Il'ič Čajkovskij “Tatiana”
U.S.A., New York: Teatro Metropolitan, 24 marzo.
Lohengrin - di Richard Wagner “Elsa di Brabante”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 1 agosto.
Il Cavaliere della Rosa - di Richard Strauss “La marescialla”
Brasile, Rio de Janeiro: Teatro Municipal, 2 ottobre.
1921
Andrea Chénier - di Umberto Giordano “Maddalena di Coigny”
U.S.A., New York: Teatro Metropolitan, 7 marzo.
La forza del destino - di Giuseppe Verdi “Donna Leonora”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 16 luglio.
Monna Vanna - di Henry Frévier “Giovanna (Monna Vanna)”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 30 luglio.
1926
Nerone - di Arrigo Boito “Asteria”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 22 maggio.
Turandot - di Giacomo Puccini “La principessa Turandot”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 25 giugno.
Ollantay - di Constantino Gaito “Cussi-Coillur”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 23 luglio. (*)
La cena delle beffe - di Umberto Giordano “Ginevra”
U.S.A., Chicago: Auditorium Theatre, 27 novembre.
1927
Norma - di Vincenzo Bellini “Norma”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 25 maggio.
La Wally - di Alfredo Catalani “Wally”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 5 luglio.
1934
Cecilia - di Licinio Refice “Cecilia”
Roma: Teatro Reale dell’Opera, 15 febbraio. (*)
La fiamma - di Ottorino Respighi “Silvana”
Argentina, Buenos Aires: Teatro Colón, 13 luglio.
© Pietro Sandro Beato - 2014