Rassegna stampa dedicata al tenore
HIPOLITO LAZARO
in occasione della prima assoluta dell'opera
IL PICCOLO MARAT di Pietro Mascagni
Roma Teatro Costanzi, 2 maggio 1921
IL GIORNALE D’ITALIA: - Il tenore Hipolito Lazaro ha rinnovato iersera i fasti dei grandi e ormai scomparsi celebrati artisti, che avevano i mezzi invidiabili e quasi unici per cantare determinate opere. Di lui potremo ripetere col Tosi, dopo la felice prova di iersera, che il gusto ormai è divenuto arte, e l’arte natura, tanto è così duttile, agile e fluida la sua voce.
Il tenore Lazaro ha impresso al protagonista della nuova opera di Mascagni una personalità, un carattere. Lo si è ammirato in questa nuova prova per la bellezza della voce, per l’estensione prodigiosa, per il timbro magnifico in tutti i registri per la poetica espressione conferita a taluni accenti, pel modo onde smorza i suoni, per l’agilità onde sale alle note acute; una voce insomma che mai come iersera parve essere armoniosa, pieghevole e adatta ad ogni modalità del canto mascagnano, che è fatto apposta per porre a duro rischio tutti gli ardimenti.
Protagonista, insomma del Marat, sommo, se non insuperabile e tale da rimanere insuperato.
IL MESSAGGERO:- Quanto all’esecuzione, essa è risultata nel complesso pregevolissima. Il coro, elemento principe, ha vinta una vera grande battaglia, e ciò merito non ultimo dell’istruttore maestro Consoli. Hipolito Lazaro, che crediamo uno dei pochi se non l’unico capace di sostenere l’ardua parte del Piccolo Marat, e Gilda Dalla Rizza, una Mariella gentile, soave ed amorosa.
PAESE: - L’esecuzione sul palcoscenico e in orchestra è riuscita degna del grande avvenimento. Gilda Dalla Rizza mai apparve così squisitamente appassionata nell’espressione del viso, nel lampo degli sguardi, nella grazia della persona, quanto ieri sera nelle vesti di Mariella. Insieme al tenore Lazaro, cantante ed interprete più unico che raro, ella prodigò il tesoro della sua voce bellissima ed ebbe accenti di passione e fu lungamente applaudita.
Il tenore Lazaro recò al Maestro, sotto le spoglie del protagonista, l’eccellenza dei suoi mezzi vocali, tutto il vigore e l’impeto del suo temperamento drammatico, e visse il personaggio con una chiara, impressionante verità di linee e di atteggiamento. Agli ascoltatori innumerevoli profuse la gioia del suo canto e le dovizie incomparabili della sua mezza voce. Artista sommo della scena lirica Hipolito Lazaro e Gilda Dalla Rizza furono protagonisti meravigliosi e il pubblico che gremiva fantasticamente la sala, li applaudì col più schietto entusiasmo, specie nel grande duetto del secondo atto. Di cui seppero rendere tutte le infinite bellezze e del quale, come diremo più tardi, tra ovazioni indescrivibili dovettero replicare la stretta finale.
Alla prova generale tutto andò bene, alla “prima”, benissimo. Hipolito Lazaro ha aggiunto una fronda di lauro imperitura al serto che cinge la sua fronte gloriosa. La creazione ch’egli ha fatto del personaggio del Piccolo Marat rimarrà classica. E come egli abbia ieri cantato diranno ai posteri i giornali del 3 maggio 1921 e gl’innumerevoli dischi che trasmetteranno loro l’aurea voce di questo grande artista, che ci fece pensare con commozione intensa al suo sublime concittadino Gayarre. Che purezza, che forza, che duttilità di voce! Che timbro, che scuola, che emissione e pronuncia perfette! Che calore d’accento, che sincerità di giuoco scenico!
Questo miracoloso cantante possiede tutte le doti che occorrono per mandare in visibilio i pubblici del mondo intero. E vi riesce, sorridendo: e, sorridendo, v’è riuscito iersera.
Nel secondo atto un applauso a scena aperta alla scena della prece; alla fine del duetto d’amore un divampare d’entusiasmo inaudito. Le grida di applauso frenetico durano vari minuti. Tutto il teatro è in piedi. Spettacolo colossale, emozionante, forse mai visto dopo la prima di Cavalleria. La folla, folle, chiede il bis del duetto e l’ottiene per l’ultima parte. Lazaro e la Dalla Rizza superiori ad ogni elogio.
POPOLO ROMANO: - Tra un religioso silenzio l’opera ha principio. Le prime approvazioni sono raccolte dal tenore Lazaro dopo la sua arringa alla folla, e un tentativo di applauso si verifica all’esplosione sonora del coro. Il pubblico segue man mano, con crescente interesse, lo svolgersi dell’atto, la cui fine è salutata da sette chiamate.
Le successive scene vanno via via alimentando la persuasione dell’uditorio, che all’inizio del grande duetto d’amore - sul quale più particolarmente avevano converso le indiscrezioni - si fa un’attenzione quasi convulsa.
E il duetto incomincia. Hipolito Lazaro minia deliziosamente la melodia Piccina, io so tutto di te… e profonde i tesori della sua voce, le signorili eleganze della sua arte.
Ora Lazaro, che nell’ardua tessitura sembra attingere rinnovata impetuosità d’accento, attacca la ormai famosa frase Avrai nella mia mamma la tua mamma. È il principio del trionfo. Il pubblico si agita, smania, pende veramente dalle labbra dei cantori, ha l’anima sospesa alle vaste ali della melodia. E prima ancora che la melodia concluda l’arco perfetto della sua lirica effusione, qualche cosa di impensato, di inverosimile, di fantastico sopravviene in teatro. In un urlo di migliaia di voci, prorompe il gaudio quasi selvaggio di una folla che si è finalmente abbeverata a un’onda armoniosa a cui da tanto tempo anelava.
Ora tutto il pubblico è in piedi; e dai palchi, dalle poltrone, dall’anfiteatro, dalle gallerie, è un protendersi di braccia, un agitarsi di mani, uno sventolio festoso di fazzoletti. È un momento di vertigine, che nessuno degli intervenuti potrà mai dimenticare. Gli stessi artisti, fattisi più presso la ribalta, sono come ipnotizzati da questo scatenarsi di entusiasmo che coinvolge in una sola acclamazione il compositore e gli interpreti.
IL GIORNALE: - La parte del protagonista, irta di enormi difficoltà, specialmente a causa di una tessitura quasi sempre acuta, è tale da estenuare qualsiasi tenore che non possieda tutte le qualità che troviamo riunite in persona di Hipolito Lazaro: voce, arte di canto, intelligenza interpretativa. Hipolito lazaro è un cantante completo, di una resistenza senza pari; per lui le difficoltà di tessitura si può dire che non esistano! Per giunta il magnifico tenore canta con grande espressione, potendo piegare la voce alle più dolci inflessioni; ed è attore efficace e correttissimo. Un Piccolo Marat ideale!
EPOCA: - Pietro Mascagni, ben secondato dagli artisti, dalle masse, dalla direzione e da tutto il personale del teatro, ha ottenuto una esecuzione del Piccolo Marat che, nel complesso e in molti particolari, può dirsi superba, egli ha prodigato il suo cuore e la sua anima per scuotere, agitare quella falange di esseri, immedesimandoli nelle figure che hanno assunto. Egli ha avuto in Hipolito Lazaro un protagonista ideale; l’ardente figura del giovinetto eroe, sublimato dall’amore per la madre, esaltato dall’amore per la fanciulla gentile che farà sua sposa, è scaturita viva ed eloquente nella interpretazione del valoroso artista; egli possiede quei mezzi vocali fenomenali che la parte richiede, e che non molti tenori possono vantare; la tessitura è quel che più arduo e faticoso possa immaginarsi, e fa pensare alla tessitura non meno eccessiva di altri spartiti del Mascagni (come il Ratcliff), che ben difficilmente un artista osa affrontare per timore di perder la voce. Hipolito Lazaro ha cantato con slancio magnifico, con arte eletta, con nitidezza non comune; ha sollevato entusiasmo soprattutto nella grande scena finale del secondo atto.
IL CORRIERE D’ITALIA: - L’esecuzione non poteva essere migliore.
Hipolito Lazaro è stato un protagonista eccellente sotto ogni rapporto ed un vero trionfatore. La parte presenta due aspetti diversi: uno pieno di dolcezza, l’atro esuberante di violenta drammaticità. E credo che nessun altro tenore fuori di lui possa adempiere con successo al gravissimo compito. Il giovane e celebrato artista diede alla scena della sommossa, terribile per veemenza continua e per arditezza di tessitura, un calore e una vigoria tragica, e poi nelle scene con la madre e con Mariella ebbe accenti del più alto lirismo, e soavità di espressione e squisita dolcezza. La sua voce dal magnifico timbro e dalla sillabazione nitida e incisiva superò ogni più lieta aspettativa e trionfò di ogni difficoltà in modo mirabile. Salutato più volte a scena aperta e accolto spesso da interruzioni di bravo, fu applauditissimo alla fine di ogni atto ed evocato infinite volte alla ribalta. Pietro Mascagni in lui ha avuto un vero collaboratore.
L’OSSERVATORE:- L’esecuzione è stata degna della magnificenza dell’opera.
Affidata ad artisti di incomparabile bravura, e che hanno saputo coadiuvare efficacemente l’autore per la buona riuscita della rappresentazione, è risultata veramente grande.
Pietro Mascagni ha voluto che protagonista del suo nuovo lavoro fosse Hipolito Lazaro.
Questi fu già primo interprete di Parisina alla Scala e poi al Costanzi, ed ora è stato il creatore del Piccolo Marat e vi ha profuso tutti i tesori della sua ugola, lo slancio della sua voce giovanile, l’arte sua incomparabile.
Solo i polmoni di Hipolito Lazaro hanno saputo sostenere l’ardua prova alla quale sono stati sottoposti.
Solo Hipolito Lazaro, dalla voce squillante e calda, ha potuto essere e potrà essere il vero Piccolo Marat.
Egli ha reso con singolare efficacia il difficile personaggio, interpretando e, più che interpretando, creando la parte affidatagli.
Seguendo il Lazaro attraverso il suo canto e la sua azione scenica, si è riportata l’intima convinzione ch’egli era perfettamente penetrato nello spirito del personaggio. E ciò torna a lode del valoroso artista; che si vede da questo con quanta cura egli si dedica all’arte.
ITALIE:- Quant à M.Lazaro, il n’a eu qu’à donner libre cours à son magnifique telent sur lequel nous aurons l’occasion de reverir, pour “servir” la Maitre. Aucun autre que lui ne l’eut interprété ce role de Piccolo Marat, avec cette idéale perfection, avec autant de charme, de force et de poésie. La rare intelligence de l’artiste lui en à fait deviner les moindres intentions.
La chronique de la soirée a été triomphale pour ces deux inimitables interprétes. Des appluadissements frénétique; des rappels et des rappels sans nombre.
(Tratto dalla RIVISTA TEATRALE MELODRAMMATICA n° 2811 del 23 maggio 1921)