Eugenia Burzio - soprano

Eugenia Burzio - soprano

Nata a Poirino (Torino) il 20 (13)  giugno 1882

Morta a Milano il 18 maggio 1922

 

La data di nascita in alcuni lessici è riportata con date diverse - 20 giugno 1879 oppure 1872.

La ricomposizione esatta della data di nascita è stato un compito assai complicato. Per tutte le informazioni fino ad oggi in mio possesso, vi rimando alle note di fine pagina.

 

Figlia di Maurizio, medico chirurgo e di Margherita Ducato, debutta a nove anni come violinista, studia poi pianoforte, pittura e canto a Torino e a Milano, comunque è per il canto, che Eugenia coltiverà la sua vocazione.

Vince, su duecento partecipanti, un concorso per l’ammissione alla scuola di canto del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Si perfeziona con i maestri Luigi Aversa e Alessandro Guagni Benvenuti e poi con Carolina Ferni.

 

Il 9 dicembre 1899 debutta nel ruolo di Santuzza in Cavalleria rusticana al Teatro Vittorio Emanuele di Torino.

 

Negli anni in cui Gemma Bellincioni ed Emma Carelli trionfavano nel repertorio verista della “Giovane Scuola”, Eugenia Burzio, che vocalmente era una belcantista con istinti emotivi veristi, trovò in opere come -

L'Arlesiana, Tosca, Fedora, Andrea Chénier, Resurrezione, La Wally, Cavalleria rusticana, ecc. - la liricità più congeniale al suo temperamento.

 

Nei primi anni dopo il debutto si presenta in vari teatri italiani, mentre all'estero frequenta i teatri di Russia e Spagna.

In Italia canta nelle città di Sanremo (Cavalleria rusticana gennaio 1900), Milano, Teatro Lirico, Anita in La Navarrese di Jules Massenet (dicembre 1900), e Rosa Mamai in L'Arlesiana di Francesco Cilea.

 

Il 29 agosto 1901 si sposa con il collega Ugo Ravizza. (il matrimonio durerà meno di due anni)

 

Il 21 novembre 1901 canta al Politeama di Palermo, il ruolo di Anita in La Navarrese ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. Seguiranno le recite di Otello, Tosca e Fedora al Teatro Massimo Bellini di Catania.

Il 24 marzo 1903 al Teatro Petruzzelli di Bari debutta nel ruolo di Maddalena di Coigny in Andrea Chénier di U. Giordano, ottenendo un successo personale.

il 31 dicembre chiude l'anno al Teatro Regio di Parma con La forza del destino (Donna Leonora), direttore Alessandro Pomè.

 

Nel febbraio del 1904 al Teatro Massimo di Palermo è Gioconda nell'omonima opera di Amilcare Ponchielli, il 13 aprile, Santuzza in Cavalleria rusticana con Reno Andreini e Pasquale Amato e, il 17 maggio nella prima assoluta dell'opera Nel sempione di L. Costantino (Nena) con Giuseppe La Puma (Leone) e la direzione di Gino Marinuzzi.

Varca per la prima volta l’oceano, destinazione Sud America, per affrontare una fortunata "stagione" di tre mesi nelle città di Rio de Janeiro e São Paulo.

 

Nel maggio del 1905 ritorna in America Latina. Al Teatro Politeama di Buenos Aires canta in otto opere. Concluderà questo suo tour al Teatro Solis di Montevideo con Aida.

 

Il 7 marzo 1906, al suo ritorno in Italia, Eugenia Burzio debutta al Teatro alla Scala di Milano come Katiusha in Risurrezione di Franco Alfano (con Piero Schiavazzi (Dimitri) e Riccardo Stracciari (Simonson), diretti da Leopoldo Mugnone), seguita da Loreley di Alfredo Catalani, e da La Figlia di Iorio di Alberto Franchetti.

 

Nel mese di ottobre Eugenia Burzio si produce a Pietroburgo.

 

Nella stagione 1907 ritorna alla Scala in - La Gioconda, Cavalleria rusticana, 

Aida, La Wally e Tosca con la direzione di Arturo Toscanini -  Appare a Firenze e ritorna poi al Politeama di Buenos Aires, dove tra l'altro,  canta in  La bohème Gli Ugonotti.

 

Il 29 dicembre, dopo essere rientrata in Italia, canta alla Scala di Milano  in Tosca con Rinaldo Grassi (Cavaradossi) e Pasquale Amato (Il Barone Scarpia), direttore Arturo Toscanini, e il 16 febbraio 1908 in La Gioconda, ancora a fianco di Grassi e Amato e, con Nazzareno De Angelis quale Alvise Badoero, direttore Arturo Toscanini.

 

Nell'inverno del 1909 partecipa a una breve stagione al Cairo.

 

Ritorna a Buenos Aires dove,  tra i mesi di maggio e settembre, debutta al Colón di Buenos Aires in La Gioconda con Florencio Constantino e Titta Ruffo, seguita da Aida con Florencio Constantino e Giuseppe De Luca, La bohème con Alessandro Bonci e Giuseppe De Luca e infine, Cavalleria rusticana con Florencio Constantino e Giulio Novelli.

 

Il 30 novembre 1909 al Teatro Goldoni di Livorno partecipa nel ruolo del titolo, alla prima assoluta di Zulma di Romano Romani, con il tenore Icilio Calleja nel ruolo di Feodor.

 

Nel 1910 si manifestano in Eugenia Burzio i primi segni di una malattia nervosa, che lentamente inizia a minare il suo saldo apparato vocale, incidendone notevolmente l'efficienza, rendendola dipendente da farmaci sedativi. In quest'anno apparirà solo a Firenze nell'opera Loreley di Catalani.

 

Nel 1911 si ripresenta al Teatro alla Scala di Milano (ora sotto la guida di Tullio Serafin) con Saffo di Pacini (20.1.1911). Apre la stagione successiva con Armida di Gluck (17 dicembre), mentre tre mesi più tardi, il 3 marzo 1912 si produce in un trionfante debutto in Norma a fianco di Edoardo Ferrar-Fontana quale Pollione e la direzione del maestro Tulio Serafin.

 

Il 12 giugno 1911 al Teatro Costanzi di Roma, Eugenia Burzio, alla presenza di Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Hariclée Darclée, Emma Carelli, canta nella prima italiana di La fanciulla del West, diretta da Arturo Toscanini, con Amedeo Bassi e Giovanni Martinelli (che si alternavano nel ruolo di Dick Johnson) e, Pasquale Amato (creatore del ruolo al Metropolitan di New York) in quello di Jack Rance. Da più fonti è stato riportato, che Arturo Toscanini, preoccupato per la precaria salute di Eugenia Burzio, aveva preso la decisione di sostituirla nel ruolo con il soprano sardo Carmen Melis. Fortunatamente il suo apporto non fu necessario, poiché la Burzio cantò nell'intera produzione romana della Fanciulla del West (nove recite.)

 

La troviamo in seguito ancora nel ruolo di Minnie al Regio di Torino (11 novembre) a fianco di Rinaldo Grassi e Taurino Parvis, e poi al San Carlo di Napoli (gennaio 1913), in ambedue i teatri, diretta dal maestro Vittorio Gui.

Al San Carlo di Napoli. Eugenia è ulteriormente apparsa nel ruolo di Wally e il 28 febbraio 1913 in quello di Fleana in Zingari di Ruggero Leoncavallo, a fianco del baritono Francesco Cigada, ancora con la direzione di Vittorio Gui. 

Dopo un impegno a Firenze nella primavera del 1913, a causa dell’accentuarci della malattia, Eugenia Burzio si vede costretta a diradare gli impegni.

Il 5 febbraio 1915 convinta dal direttore Gino Marinuzzi, prende il posto prima assegnato al soprano polacco Salomea Krusceniski, e trova ancora la “volontà” per esibirsi un’ultima volta alla Scala di Milano in una "maratona" di sedici recite dell'opera Loreley di Alfredo Catalani. 

 

Il 27 aprile 1916, al Teatro Carlo Felice di Genova crea il suo ultimo personaggio: Delia Terzaghi nell'opera di Ruggero Leoncavallo Mameli, con Carmelo Alabiso nel ruolo di Goffredo Mameli e con la direzione dell’autore. Eugenia Burzio porterà quindi il personaggio di Delia in una trionfale tournée che toccherà le città di: La Spezia, Firenze, Livorno, Roma, Napoli, eseguendo diciannove rappresentazioni in un mese.

In questo stesso anno è nominata direttore della rivista “Comoedia”.

 

Giunta faticosamente a questo punto e con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, si vede costretta a interrompere definitivamente la carriera, nondimeno, il 12 aprile 1919 apparirà ancora per un’ultima volta al Teatro Lirico di Milano in Marion Delorme di Amilcare Ponchielli, opera da qualche tempo abbandonata dai teatri per la mancanza d’interpreti adeguati.

 

Il 18 maggio 1922, Eugenia Burzio muore prematuramente a Milano, causa un’insufficienza renale, provocata da abuso di farmaci.

Al suo funerale partecipa anche Arturo Toscanini, viene sepolta nella tomba di famiglia a Chieri il 21 maggio.

 

Va doverosamente ricordato, che Eugenia Burzio, colpevolmente ignorata dal Teatro Metropolitan di New York, non ha mai cantato in Nord America.

 

Eugenia Burzio è stata una delle più forti personalità di tutta la storia dell'opera, capace di piegare la sua voce, il suo temperamento passionale e il suo timbro voluttuoso alle diverse esigenze del verismo e del neo-belcantismo. La sua arte è una rarissima testimonianza di come sia possibile affrontare il repertorio verista secondo le regole e la musicalità della vecchia scuola.

 

Di lei il musicologo Rodolfo Celletti ebbe a scrivere:

 

 “…La voce appariva stupenda di potenza, estensione, limpidezza, lucentezza, elasticità e il grido più lancinante era pur sempre una nota, un suono assolutamente musicale; e l’emissione recava le caratteristiche inconfondibili della vecchia scuola: infatti le tessiture più aguzze e taglienti del repertorio antico dagli “Ugonotti” (Buenos Aires 1907) alla “Saffo” di Pacini, all'Armida di Gluck, alla “Norma” (quest’ultime tre alla Scala nel 1911 e 1912), furono via via espugnate con una sicurezza assoluta. Ma l’attrice era irresistibilmente attratta dalla dinamica degli scatti felini, degli schianti nevrotici; e in parte anche la cantante. Così, che la Burzio fosse Mimì o Amelia, o Norma, sempre aveva nella voce qualcosa di febbrile, di frenetico, che finiva col porre tutti i personaggi su uno stesso piano. Al primo atto della “Forza del destino”, ad esempio, attaccava l’aria “Me peregrina ed orfana” con inflessioni candide e smarrite, ma presto il canto acquistava, mediante il furioso martellamento di certe consonanti, l’improvvisa esplosione di certi acuti e gli effetti cupi e carnali di certe note basse esibite nel più crudo registro di petto, una veemenza che mutavano la giovinetta angelica del melodramma romantico in una Adriana o in una Fedora. Eppure, appunto da queste alterazioni dei tratti originali dei personaggi, da questo cieco abbandono all'estro del momento, nasceva l’intensa comunicativa di quella voce tumultuante e sensuale…”

(R. Celletti, Le grandi Voci, 1964 - pp. 104)

 

 

Il lascito discografico a 78 giri della cantante è del massimo interesse e di difficile reperibilità.

Una parte di questi dischi è stata riversata con discutibili risultati tecnici, prima in un LP della Club 99. Poi in un CD PEARL con sigla 9269 contenente arie da Norma, Saffo, Trovatore, Ballo in maschera, Forza del destino, Africana, Mefistofele, Aida, Gioconda, Otello, Adriana Lecouvreur, Zulma.

Infine, nel 1999, l’ingegnere del suono Ward Marston, ha per buona sorte, pubblicato l’intero lascito discografico di Eugenia Burzio in due CD dal titolo: “Eugenia Burzio, complete recorded operatic repertoire”, al quale con certezza,  dobbiamo il migliore riversamento fino a oggi possibile.

 

NOTA

 

Riguardo alle controverse date di nascita di Eugenia Burzio,

posso segnalare alcune fonti:

 

Rodolfo Celletti su "Le grandi Voci" riporta la seguente dicitura:

"20 giugno 1879".

 

William Ashbrook  sulle note di copertina dei CD di Ward Marston riporta: "Eugenia Burzio was born in Poirino near Turin in what may well have been 1879, bat a date as early as 1872 has also been suggested."

 

Il Dizionario Biografico degli Italiani, riporta:

"BURZIO, Eugenia. - Nacque a Poirino (Torino) il 20 giugno 1882".

 

Patrón Marchand Miguel, riporta come data di nascita:

"20.06.1872".

 

Il Dizionario Enciclopedico dell'Opera lirica (Le lettere), riporta come data di nascita:

"20.06.1882."

 

Il The New Franzen Opera Encyclopaedia, riporta come data di nascita: "20.06.1882."

 

Guglielmo Berutto nel volume "I cantanti piemontesi" riporta come data di nascita

"20.06.1882"

 

Tuttavia alcuni dubbi, se non tutti, vengono dissipati dalla pietra tombale di Eugenia Burzio, che fu posta dalle sorelle. In essa si può leggere:

 

EUGENIA BURZIO

N. 13 giugno 1882

M. 18 maggio 1922

 

Si presume dunque che:

Le sorelle conoscessero sicuramente l'esatta data di nascita di Eugenia tanto da farla incidere nella pietra tombale, di cui rimane questo documento, che gentilmente mi è stato messo a disposizione dal Signor Michael Hardy (vedi la fotografia a fondo pagina).

Pertanto, anche alla presenza del certificato di nascita ufficiale emesso dal Comune di Poirino e gentilmente messo a mia disposizione dal Signor Beppe Zanotti Fregonara, riportante le data di nascita del soprano nel giorno 20 giugno 1882 (vedi certificato allegato a fondo pagina), credo che: l'ineluttabilità della prova fotografica della pietra tombale, certamente avvalorata dalle diverse consuetudini dell'epoca, non così rigide come quelle odierne nel rispettare i "tempi" d'iscrizione di un neonato all'anagrafe del Comune di nascita, altro non può dimostrare, che Eugenia è stata registrata all'anagrafe di Poirino con sette giorni di ritardo.

 

Tuttavia, bisogna chiarire, che la presenza di un documento ufficiale come "l'atto di nascita" rende ai fini legali, ufficialmente autentica come data della nascita, il giorno 20 giugno 1882

 

 

Un ringraziamento particolare ai Signori:

Michael Hardy, per la documentazione e la fotografia della pietra tombale.

Beppe Zanotti Fregonara per la copia del certificato di nascita.

 

© Pietro Sandro Beato  2015

Fotografia della pietra tombale di EUGENIA BURZIO (per gentile concessione del Signor Michael Hardy)
Fotografia della pietra tombale di EUGENIA BURZIO (per gentile concessione del Signor Michael Hardy)
Copia del certificato di nascita di EUGENIA BURZIO (per gentile concessione del Signor Beppe Zanotti Fregonara
Copia del certificato di nascita di EUGENIA BURZIO (per gentile concessione del Signor Beppe Zanotti Fregonara