Nato a Borlänge (Svezia) il 5 febbraio 1911
Morto a Siarö (piccola isola al largo di Stoccolma) il 9 settembre 1960
Jussi Björling nasce a Borlänge una cittadina della Svezia centrale a circa 220 chilometri da Stoccolma.
Il padre David Björling (1873-1926) era un tenore e insegnante di canto.
Con i fratelli, Olle e Karl Gustav detto Gösta e il padre, guida e cantante, formarono il “Björling Male Quartet”.
Fecero la loro prima apparizione pubblica in chiesa, poi tra il 1919 e il 1921, si esibirono in frequenti tour in Svezia e negli Stati Uniti.
Il fratello Gösta Björling (1912-1957), anche lui tenore, seppure non con le grandi qualità del fratello, riuscirà a fare una buona carriera.
Compie i suoi studi di canto in Italia. Debutta a Göteborg nel 1937 e canterà poi principalmente a Stoccolma dal 1940 fino al 1957.
Jussi Björling studia all’Accademia Reale svedese di musica con il baritono Joseph Hislop
Debutta come “Il lampionaio” in Manon Lescaut di Puccini all’Opera Reale svedese nel 1930. Nello stesso anno avrà occasione di cantare in una parte importate, “Don Ottavio” nel Don Giovanni di Mozart. Si esibirà regolarmente all’Opera Reale svedese fino al 1939, interpretando un vasto repertorio che comprendeva anche i più importanti ruoli di genere lirico e lirico-spinto del melodramma italiano e francese, tra cui Guglielmo Tell, Barbiere di Siviglia, Rigoletto Elisir d'amore, Traviata, Roméo et Juliette, Tosca, Ballo in maschera, Faust, Bohème, Fanciulla del West, Cavalleria rusticana, Aida, Trovatore, Pagliacci, Madama Butterfly.
Non ci vorrà molto perché la perfetta tecnica, il timbro vellutato, la bellezza argentea del suo svettante si bemolle acuto, la superiore fermezza e nobiltà vocale e la notevole estensione, faccia sì che Jussi Björling sia presto notato e portato a cantare nei più importanti teatri internazionali.
Canterà a Dresda, Praga, Parigi, Vienna (Aida 1936; La bohème, La fanciulla del West, Madama Butterfly, Rigoletto, Un ballo in maschera nel 1937).
Nel 1935 sposa Anna Lisa Berg, anche lei cantante lirica, l’avrà come compagna in alcuni concerti e qualche volta anche in opera lirica.
Il 24 novembre 1938 debutta la Teatro Metropolitan di New York quale “Rodolfo” in La bohème di Puccini a fianco di Mafalda Favero. Tra il 1938 e il 1959 si esibirà per il massimo teatro nuovayorchese nelle produzioni di: Il trovatore; Faust; Rigoletto; Un ballo in maschera; Roméo et Juliette; Cavalleria rusticana; Manon Lescaut; Don Carlo; Tosca; Die Fledermaus. Per un totale di 123 rappresentazioni.
Nel 1941 torna in Svezia e vi rimarrà quasi costantemente fino alla fine della Seconda guerra mondiale, con l’eccezione del suo debutto italiano a Firenze, dove il 24 aprile del 1943, interpreta al Teatro Comunale il ruolo di “Manrico” in Il trovatore, a fianco di Maria Caniglia, Fedora Barbieri ed Enzo Mascherini, direttore Mario Rossi.
Il 20 agosto 1946 canta in Rigoletto al palazzetto dello sport di Milano con i complessi della Scala e Carlo Tagliabue nel ruolo del titolo.
Il 19 maggio 1951 debutta al Teatro alla Scala di Milano nel ruolo di "Riccardo, conte di Warwick" in Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi. Con Maria Caniglia e Paolo Silveri, direttore Franco Capuana. (sei recite)
Nell'autunno del 1954, farà una delle sue rarissime uscite dall’Europa e dagli U.S.A., esibendosi in alcuni concerti in Sud Africa.
Il 5 novembre 1955 canta in Il trovatore a Chicago nell’unica occasione a fianco di Maria Callas.
Durante gli ultimi anni della sua vita, Jussi Björling continuerà a cantare molto specie negli Stati Uniti, sebbene soffrisse di problemi cardiaci, continuerà a sostenere un programma frenetico.
Nel marzo 1960 appare nella sua ultima esibizione alla Royal Opera di Stoccolma, “Manrico” in Il trovatore.
Il 10 marzo 1960, ritorna al Royal Opera House Covent Garden di Londra (vi comparve anche nel 1939 in Il trovatore), nonostante una crisi cardiaca l'avesse costretto a interrompere la prova generale, canta in La bohème con Rosanna Carteri quale Mimì e la direzione di Edward Downes.
Il primo aprile 1960, a San Francisco, canta per l’ultima volta in un opera (Faust).
Il 20 agosto allo Skansen di Stoccolma canta nel suo ultimo recital.
La mattina presto del 9 settembre, Jussi Björling muore nel sonno nella sua casa estiva a Siarö. Aveva 49 anni.
Lascia un figlio, Rolf, nato nel 1928, che è stato anche lui un tenore di successo.
In Italia Björling cantò pochissimo, tuttavia non mancò di subire un limitativo immeritato giudizio da parte di Rodolfo Celletti, che pur riconosciutagli l’eccezionalità della voce, nel suo libro “Voce di Tenore” pp. 236-37 non lo considera artista sufficentemente capace nei ruoli verdiani e pucciniani, mancando inoltre di buon gusto, facendo uno sgarbato riferimento al vizio del bere.
Dobbiamo prendere atto, che a volte, anche un osannato vociologo può prendere qualche abbaglio e mancare di riguardo.
Cito:
“[…] Voce di tenore lirico, di rara pastosità, luminosità e morbidezza, facile e timbratissima negli acuti, portata al canto elegante e “legato”, Björling è tuttora un idolo per i melomani inglesi e statunitensi, che lo ritengono un cantante d’assoluta eccezione. Questo è comprensibile. Il gusto inglese e americano predilige una tal quale introversione di modi vocali, che scambia per castigatezza e stile. Ma il repertorio di Verdi e di Puccini richiese un piglio, un accento e un calore che spesso a Björling mancarono, ad onta della forma quasi sempre ineccepibile e della grande spontaneità d’emissione. Inoltre, nella seconda parte della carriera, il suo rendimento fu spesso incostante, causa anche la dedizione alla “dive boutelle”. Chi scrive lo trovò abbastanza buono vocalmente , ma poco espressivo e opaco, nel “Ballo in maschera” dato alla Scala nel 1953, e sensibilmente inferiore al Duca di Mantova da lui stesso eseguito a Milano sette anni prima.
(in questo ultimo passo, l‘autore ha probabilmente un vuoto di memoria, visto che detto Ballo in maschera, fu eseguito alla Scala tra maggio e giugno del 1951 e non nel 1953, mentre Rigoletto fu eseguito cinque e non sette anni prima [N.d.R.].
Jussi Björling lascia una notevole eredità discografica, realizzata tra il 1952 e il 1960, consistente in undici produzioni operistiche, e una sacra, eseguite tutte a fianco dei più grandi esecutori della sua epoca:
Il trovatore - Cavalleria Rusticana (due differenti edizioni) - Pagliacci - Manon Lescaut - Aida - La bohème - Rigoletto - Tosca - Madama Butterfly - Turandot - Messa da requiem di Verdi.
Lascia inoltre una vastissima mole di esecuzioni di opere dal vivo, che in più di qualche circostanza, magnificano maggiormente delle edizioni in studio l’eccezionalità vocale e artistica del grande tenore.
Da non dimenticare inoltre i numerosi recital, molti dei quali cantati nella sua lingua madre.
© Pietro Sandro Beato 2023