Giovanni Malipiero - Tenore

Giovanni Malipiero - tenore

Padova 20 aprile 1906

Padova 10 aprile 1970

 

Studia presso il Conservatorio della sua città, sotto la guida del maestro Palumbo.

Debutta ufficialmente nel 1931 al Teatro Ponchielli di Cremona nel ruolo del Duca di Mantova in Rigoletto, seguirà subito dopo una sua apparizione al Teatro Sociale di Rovigo come Rodolfo in La bohème di Giacomo Puccini.

Ricercato per la sua serietà professionale, riuscì a emergere negli anni tra il 1935 e il 1950, pur in presenza e concorrenza con altri famosissimi tenori, che eseguivano il suo repertorio, pochi nomi per tutti: Giacinto Prandelli, Enzo De Muro Lomanto, Tito Schipa, Cesare Valletti, Ferruccio Tagliavini, Francesco Albanese, Giuseppe Lugo, Beniamino Gigli, ecc.

 

Pur in possesso di un repertorio limitato, vista l’estrema attenzione che Malipiero aveva di non eccedere dei propri mezzi vocali, lo troviamo ugualmente a esibirsi nei più importanti teatri in Italia e all'estero.

In Italia lo troviamo tra l'altro. Al Teatro La Fenice di Venezia in La bohème di Giacomo Puccini (Rodolfo), con Mafalda Favero e Tito Gobbi (2.3.1941); La traviata (Alfredo), con Onelia Fineschi e Piero Guelfi (2.4.1944); La favorita (Fernando), con Ebe Stignani, Piero Guelfi e Tancredi Pasero (14.1.1947); Le jongleur de Notre-Dame di J. Massenet (Jean, in italiano, 6.2.1948 e ripreso il 26.1.1949); La luna dei Caraibi di Adriano Lualdi (Cocky), con Mercedes Fortunati e Francesco Albanese (4.2.1954).

All'anfiteatro Arena di Verona con Mefistofele (Faust) a fianco di Tancredi Pasero e Pia Tassinari, direttore Vittorio Gui (29.7.1937); La favorita (Fernando) con Ebe Stignani, Mario Basiola e Tancredi Pasero (7.8.1938); Faust in lingua italiana, con Tancredi Pasero e Mafalda Favero (6.8.1939), ripreso poi nell’agosto del 1947 con Nicola Rossi-Lemeni e Renata Tebaldi.

 

Debutta al Teatro alla Scala di Milano il 27 gennaio 1937 in La Cenerentola di Gioachino Rossini (Don Ramiro) a fianco di Gianna Pederzini e con la direzione di Gino Marinuzzi. Seguiranno La Rondine (Ruggero), con Mafalda Favero (24.1.1940), Manon (Il cavaliere Des Grieux), ancora con Mafalda Favero (1940); Rigoletto (Il Duca) con Mario Basiola/Carlo Galeffi e Lina Pagliughi (17.3.1940); La traviata (Alfredo, 1941); Lodoletta (Flammen), con Mafalda Favero (18.2.1948); La traviata (1943); Mefistofele (Faust), con Tancredi Pasero e la direzione di Gino Marinuzzi (29.12.1944); Il Concerto per la Scala ricostruita (11 e 14 maggio 1946), dove congiuntamente a Mafalda Favero, interpreta il terzo atto di Manon Lescaut con direzione di Arturo Toscanini; L’amico Fritz con Fiorella Carmen Forti (20.2.1947), La traviata (1947); La favorita (1949); I racconti di Hoffmann (Hoffmann) con Mafalda Favero, Tatiana Menotti e Giuseppe Taddei (6.5.1949); Le pauvre Matelot di Darius Milhaud (Il marinaio, 12.5.1949).

Il 23 settembre 1935 inaugura il nuovo Teatro Comunale di Adria con Mefistofele (Faust) in collaborazione con Tancredi Pasero, Rosetta Pampanini, Sara Scuderi e la direzione di Tullio Serafin.

Nel 1952 al XV Maggio Musicale Fiorentino, crea il personaggio di Sancio Pancia nell'opera Don Chisciotte di Vito Frazzi, con Giampiero Malaspina e Cesy Broggini.

È presente in vari teatri di Genova (La traviata con Toti Dal Monte, gennaio 1937; Rigoletto con Armando Borgioli e Mercedes Capsir, 15.7.1937; Faust con Tancredi Pasero, Mafalda Favero e Carlo Galeffi, 20.7.1939; La traviata, gennaio 1940; Rigoletto, gennaio 1941; La traviata, giugno 1941; La bohème, marzo 1943; Mefistofele, dicembre 1948; La bohème, gennaio 1954.)

Napoli Teatro di San Carlo (Rigoletto, 1939; La favorita con Ebe Stignani, 2.4.1940; Faust con Magda Olivero, 19.4.1940; La traviata, 1941; Lucia di Lammermoor con Margherita Carosio, 1941).

Roma, Teatro Dell’Opera (L'italiana in Algeri con Gianna Pederzini, 29.12.1935; Mefistofele con Ezio Pinza e Pia Tassinari, direttore Tullio Serafin, 16.4.1936; Falstaff (Fenton), con Mariano Stabile, 9.12.1936; Le donne curiose di Ermanno Wolf-Ferrari (Florindo), 9.12.1937; La monacella della fontana di Giuseppe Mulè (Pedru), 28.12.1937, ripresa anche il 25.2.1939; Mefistofele, gennaio 1938; Faust con Tancredi Pasero, 4.4 1939; La traviata con Maria Caniglia, 9.3.1939; Rigoletto con Toti dal Monte, 18.7.1929; La bohème, 24.2.1940; La favorita con Gino Bechi ed Ebe Stignani, 14.2.1940; La dannazione di Faust di Hector Berlioz (Faust) con Pia Tassinari e Alessandro De Sved, 9.4.1940; La traviata, 10.3.1941 e 29.10.1941; Mefistofele con Tancredi Pasero e Rosetta Pampanini, 15.2.1941; La bohème, 2.2.1943; L'isola del sole di Roffredo Caetani (Roario), 30.1.1943 in prima assoluta; Mefistofele con Giulio Neri, 8.8.1946; La traviata, 1.3.1953: La luna dei Caraibi di Adriano Lualdi (Cocky), 29.1.1953; Faust, con Nicola Rossi-Lemeni, 24,2,1953; Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai (Malatestino), 28.5.1960).

Treviso, Bologna, Rovigo, Bergamo, Chioggia, Arena Addis Abeba (Lucia di Lammermoor con Lina Pagliughi, e Tosca con Alma De Grassi 1943, ripresa poi nello stesso anno al cinema teatro Astra), Imola, Piacenza, Trieste, Firenze (La traviata con Augusta Oltrabella ed Enzo mascherini (14.10.1941); Don Chisciotte (Sancio Pancia) di Vito Frazzi (27.4.1952), ecc.

 

All'estero partecipa ad alcune stagioni liriche a Monte Carlo, in Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Belgio Africa settentrionale, Argentina, ecc.

 

Nel 1960 (6 gennaio) appare ancora a Bologna, Malatestino in Francesca da Rimini a fianco di Marcella Pobbe.

 

Giovanni Malipiero lascia una discreta testimonianza discografica, che incise tra gli anni Trenta e Quaranta per le case discografiche Cetra e La voce del padrone, tra cui un’edizione completa di Lucia di Lammermoor con Lina Pagliughi, Giuseppe Manacchini, Luciano Neroni, direttore Ugo Tansini.  (Vedi la scheda: discografia)

All'ascolto i dischi evidenziano una voce, che seppure lievemente nasaleggiante è emessa fluida, limpida ed espressiva, bellissima nel registro centrale, nobile nella linea vocale, chiara nella dizione e in possesso di una tecnica d’antica scuola.

 

Giovanni Malipiero muore a Padova il 10 aprile 1971, dopo quasi dieci anni dal suo ritiro dalle scene.

 

Il musicologo Angelo Sguerzi nel suo volume “Le stirpi canore” ed. Bongiovanni, Bologna 1978.

Ci lascia un’interessante “scheda” sulla vocalità di Giovanni Malipiero, che ritengo fondamentale riportare nella sua integrità:

 

“Giovanni Malipiero l'ho ascoltato in mille occasioni: dalla Scala a un infimo teatro di provincia (negli ultimi anni della sua carriera). La voce e la personalità musicale del tenore veneto mi hanno sempre lasciato perfettamente soddisfatto e poco contava che, ad esse, non facesse riscontro una prestanza fisica e scenica almeno pari. erano gli anni in cui Gigli furoreggiava, in cui Lauri Volpi sbalordiva con lo squillo della sua voce eccezionale, in cui Lugo entrava trionfatore in Italia, in cui Schipa incantava tutto e tutti con le sue malìe; farsi strada (da protagonista intendo) pareva impresa da pochi. Infatti, se il campo dei tenori drammatici (all'epoca di Merli da noi, di Martinelli in America) è sempre aperto ai venienti, data la loro costante rarità, quello dei tenori lirici, nelle loro varie sottospecie di lirico spinto o lirico-leggero, è spesso sovraccarico di presenze importanti; ma la presenza di Malipiero era una delle più importanti e lo diventò in virtù di una intelligente, continua conquista e consapevolezza dei propri mezzi canori. Non v'è dubbio che oggi una voce come la sua sarebbe buttata allo sbaraglio nella "Turandot", nella "Forza del destino", nell'"Aida"; ma allora si usava altrimenti, né il tenore avrebbe incautamente cercato avventure pericolose. Se infatti il timbro era di buona polpa, se l’estensione toccava con discreta facilità il “do” sopracuto, se gli acuti stessi erano spesso attaccati sul leggero e poi rinforzati con perfetto dosaggio di fiati; se tutto questo non era disconoscibile, ancor meno gli si potevano disconoscere le qualità musicali, che nella rigorosità ritmica, nell'arte magistrale di colorire i passaggi, di sottolineate declamati e recitativi, nell'abbandono schietto ma controllatissimo al cantabile trovano i loro attributi più certi e di maggior effetto. Ma a Malipiero era ignoto il rozzo, facile effettismo plateale, e fu così che, a poco a poco, salì nelle quotazioni dei direttori e anche dei pubblici, sempre pronti i primi a preferirlo, e sempre i secondi ad acclamarlo interprete di rara sicurezza. Egli costituì con la Pagliughi un "duo" da non dimenticarsi nella "Lucia", con la Stignani nella "Favorita", con la Favero nella "Bohème", nelle due "Manon", nel "Faust", nel "Mefistofele", con la Carosio nel "Rigoletto" e nella "Traviata". E non fu certo un caso che Arturo Toscanini lo abbia voluto nel famoso concerto alla Scala ricostruita, accanto alla Favero, nel terzo atto della pucciniana "Manon". Gli mancò forse la grande risolvente personalità”.

 

© Pietro Sandro Beato 2021