Maria Labia - soprano

Nata a Verona il 14 febbraio 1880
Morta a Malcesine, Verona il 10 febbraio 1953

 

Discendente di uno dei nomi "Labia" più in vista dell'antica nobiltà veneziana. Famiglia ricca di nobili origini, possedeva palazzi e immobili sia a Venezia, sia nelle campagna limitrofe.

A Venezia ancora oggi si racconta un episodio che non si sa veritiero o leggenda. “Un lontano parente di Maria dopo un sontuoso banchetto di gala avvenuto nel suo palazzo a Venezia (oggi il palazzo è sede della RAI) fece gettare nel canale tutti i preziosi oggetti usati per il banchetto, argenteria compresa, dicendo: “abia o non abia, (che io le abbia o non le abbia), resto sempre un Labia” Tuttavia, sembra che prima la servitù avesse predisposto delle reti per poter recuperare il tutto in seguito”.

La nonna fu una anch'essa cantante lirica come sua madre, Cecilia Dabalà, fine musicista, cantante e insegnate di canto con la quale Maria ha studiato. 

Maria aveva due sorelle, Fausta (1870-1935), primogenita,  anch'essa soprano in carriera fino al matrimonio e Amalia (1875-1940) violinista, sposata con il librettista di Puccini Giuseppe Adami.

Il suo inizio di carriera si svolge prevalentemente all'estero.

Nel 1903-04 canta in Concerto in Russia a Odessa (qui incontrerà anche il famoso baritono Mattia Battistini), Riga, Kiev e Mosca.

Debutta nell’opera al teatro Reale di Stoccolma nel 1905 nel ruolo di Mimì nella Bohème di G. Puccini. Si tratterrà nella capitale svedese per quasi un anno avendo quindi l’occasione di cantare ancora in Cavalleria rusticana, Pagliacci, Mefistofele e vari Concerti.

Nel 1907 esegue alla Komische Oper di Berlino la prima Tosca in lingua tedesca, qui si esibirà tra l'altro in Salomè, Carmen e Tiefland di D’Albert

Nelle stagioni 1908-09, scritturata da Oscar Hammerstein per il Manhattan Opera di New York , si produsse anche a Filadelfia e a Boston, tuttavia non canterà mai al Metropolitan.
Nel 1910 canta nella prima lovale di Risurrezione di F. Alfano a Berlino.
I quegli anni la troviamo inoltre anche all'Opera di Vienna.

Sono in questi anni che acquisterà una villa nei pressi del lago di Garda a Malcesine, dove trascorrerà le vacanze nei periodi liberi dagli impegni teatrali.

In Italia, canterà in numerosi teatri. 

Il 16 novembre 1912 debutta al teatro alla Scala di Milano, in prima locale Salomè di R. Strauss (ruolo del titolo) a fianco di Carlo Galeffi (Jochanaan) e con la direzione di Tullio Serafin. Sempre alla Scala il 29 aprile  del 1922 canta né I quattro rusteghi di E. Wolf-Ferrari (Felice) con la direzione di Ettore Panizza — 2 dicembre 1922 Falstaff di G. Verdi (Alice) con Mariano Stabile nel ruolo del titolo e la direzione di Arturo Toscanini — 22 aprile 1923 Madame Sans-Gêne (Caterina), con Rinaldo Grassi e Riccardo Stracciari, direttore Arturo Toscanini — 2 maggio 1923 ancora nel ruolo di Felice né I quatto rusteghi, ruolo che ripeterà il 17 novembre 1925 nella sua ultima produzione per il teatro alla Scala.

Il 22 gennaio 1913 sarà ancora Salomè all’Opéra di Parigi.

Canterà anche a Mosca nella Thaïs di J. Massenet.

Nel 1914 la sua carriera è temporaneamente interrotta, quando è arrestata con l'accusa di spionaggio a favore della Germania, rimanendo rinchiusa in carcere per un anno ad Ancona, tuttavia, durante il processo risultò del tutto estranea ai fatti ascrittigli e fu prosciolta.

Finita la guerra, Maria riprende la carriera e l’11 gennaio 1919, debutta al Teatro Costanzi di Roma il ruolo di Giorgetta nella “prima italiana” del Il tabarro di G. Puccini a fianco di Carlo Galeffi (Michele) e Edoardo di Giovanni [nome italianizzato del tenore canadese Edward Johnson, 1878-1959] (Luigi), direttore Gino Marinuzzi. Nello stesso teatro tra il 1919 e il 1925, sarà anche Floria Tosca a fianco di Tito Schipa e Felice né I quattro rusteghi.

Il 25 giugno dello stesso anno debutta al teatro Colón di Buenos Aires (Giorgetta) in Il tabarro di G. Puccini, seguiranno: sempre nel 1919 sarà Floria Tosca in alternanza con Claudia Muzio e Beniamino Gigli quale Mario Cavaradossi — Manon in Manon Lescaut  con Rinaldo Grassi nel ruolo di Des Grieux — Gli Eroi di Arturo Berutti (Lucita) ancora a fianco di Rinaldo Grassi e infine in  Petronio di Constantino Gaito (Rhea) con il tenore Angelo Pintucci nel ruolo del titolo e la direzione di Tullio Serafin.

Sebbene non possedesse in repertorio vastissimo, Maria Labia continuerà a cantare nei maggiori teatri europei da Berna a Zurigo e Losanna, da Madrid a Varsavia, da Odessa a Riga e Mosca, ecc.

Il 3 febbraio1923 alla Fenice di Venezia, canta nella prima locale di Louise di Charpentier (in lingua italiana) con la direzione di Giuseppe Baroni. Nello stesso teatro il primo gennaio 1926 è Felice né I quattro rusteghi di Wolf-Ferrari  con la direzione di Piero Fabbroni.

Nel 1930 fonda a Varsavia una scuola per giovani cantanti e nel 1934 insegnerà presso l’Accademia musicale di Santa Cecilia a Roma.

Nel 1936 si ritira dalle scene con l’opera che l’ha vista protagonista in moltissimi teatri, I quattro rusteghi di E. Wolf-Ferrari, diretta dallo stesso autore.

 

Maria Labia era in possesso di una vocalità generosa, fresca e timbrata, seppur non particolarmente voluminosa; tuttavia, ciò non gli fu d’ostacolo quale interprete del repertorio verista, del quale fu “primadonna”, aiutata inoltre da un’innata azione scenica credibilmente realistica.

 

Poche le sue incisioni: ha inciso per l'Odeon tedesca, poi a Londra nel 1911 alcuni cilindri per la casa discografica Edison, seguiti nel 1912 da alcuni dischi sempre per la stessa "casa”, infine nel 1938 incise qualche disco per la Telefunken di Berlino, che per quello che è dato sapere rimasero inediti.

 

Maria Labia ci lascia inoltre due libri, il primo edito nel 1940 dalla casa editrice Ticci di Siena dal titolo “L’arte del respiro nella recitazione e nel canto” e l’autobiografia: “Guardare indietro: che fatica!” edito da Bettinelli Verona nel 1950.

 

© Pietro Sandro Beato 2024