IL DEBUTTO E I PRIMI ESORDI DEL TENORE SPAGNOLO MIGUEL FLETA
MICHELE FLETA - Il suo trionfale debutto al Teatro Verdi di Trieste - L’entusiasmo suscitato nella “Francesca da Rimini” - il nuovo grande successo nell’”Aida” - Come lo giudicarono i critici dei giornali politici - La scrittura per la stagione d’Opera italiana al Volksopera di Vienna - la grande impressione prodotta nell’“Aida” - Ancora trionfi nella “Tosca” e nei “Pagliacci” - La stampa viennese lo proclama “un secondo Caruso” - la nuova e lucrosissima scrittura - Cinque concerti con una paga… americana - Nuovi fanatismi al Nepopera di Budapest - Un grande concerto pro orfani dei giornalisti morti in guerra - La nuova scrittura pel venturo autunno - il suo ritorno in Italia - Un gran numero di proposte - La scrittura per l’Avvalorati di Livorno - Uno splendido avvenire - L’arte l’ha baciato in fronte - Verso la gloria!
È entrato in arte per la via maestra, senza combattere, come un trionfatore, al quale si gettano a piene mani lauri e fiori. Giovanissimo, a soli ventitrè anni, ha già coperto il suo nome di gloria; ha già affermato - fin dal suo primo teatro - tutto il suo valore indiscutibile. Bastò semplicemente che il pubblico udisse la sua voce d’oro (una voce rara, che scuote, che penetra, che affascina) per portare il suo nome alle stelle. Quel pubblico fu precisamente quello d’uno dei nostri più temuti ed importanti teatri: il Verdi di Trieste, ove - nello scorso carnevale - Michele Fleta esordì, nella parte di “Paolo” nellaFrancesca da Rimini, sotto la direzione del maestro Zandonai, autore dell’opera stessa. Fu un successo grande, di assoluta “rivelazione”, che tutti i migliori giornali di Trieste confermano con articoli pieni di entusiasmo. Lo chiamarono, difatti, “tenore dalla voce d’oro, dal timbro terso e brillante”. A questo trionfo - che segnò il suo festoso ingresso in arte - successe, quasi subito, quello grandissimo di Aida.La sua voce, squisitamente equilibrata ed uguale in tutti i registri, sempre rotonda e duttile, il fenomenale squillo nelle acute - scriveva il critico della Nazione - “consente al tenore Fleta d’impersonare un “Radames” che per resistenza e potenza di voce ha oggi ben pochi rivali”. Non appena terminata la stagione di Trieste, in quaresima e primavera, Michele Fleta passò al Volksopera di Vienna, interprete di Aida, Tosca, e Pagliacci, rinnovando i trionfi di Trieste, la stampa lo chiamò “il secondo Caruso” e fu tanto unanimemente applaudito che l’impresa del Volksopera - senza badare a sacrifici di sorta - lo ha scritturato per quindici rappresentazioni straordinarie di opere del suo repertorio, fra la quali il Lohengrin, la Tosca, i Pagliacci e la Rondine di Puccini, che si svolgeranno nei mesi di settembre e di ottobre. In pari tempo, il Fleta si produrrà in cinque Concerti, per i quali percepirà un onorario addirittura… americano! Dopo Vienna - ove lasciò impressioni e ricordi incancellabili - passò al teatro Nepopera di Budapest, ove ottenne altri trionfali successi nella Tosca e nella Carmen, confermati da quella stampa con articoli splendidi. Lo chiamarono “tenore meraviglioso” affermando “che la sua voce era come quella di Caruso nei suoi tempi migliori”. La avveduta impresa - a condizioni eccezionalissime - voleva assolutamente riconfermarlo per straordinarie rappresentazioni diTrovatore. Di ritorno a Vienna, di passaggio per rientrare in Italia, il tenore Fleta fu vivamente pregato dal Comitato locale a prò degli orfani dei giornalisti morti in guerra di prendere parte ad un Concerto. Nobilmente, il Fleta prestò il suo prezioso concorso, facendo incassare una cifra mai raggiunta nei teatri di Vienna. A questo proposito pubblichiamo il brano seguente, che togliamo da una lettera della Direzione del Comitato artistico inviata a Fleta: “ Col di lei cortese impegno, Ella ha obbligato non solo noi, ma anche il suo uditorio. Di ciò diede prova l’applauso e l’esultanza con cui la salutarono l’eletto pubblico che assisteva al Concerto di ieri, in cui Ella dimostrò nuovamente l’altissimo valore della sua arte squisitissima”. In seguito a ciò la direzione del Volksopera - la quale, come abbiamo detto, lo aveva già scritturato per l’autunno venturo - lo pregò vivamente di prodursi in due rappresentazioni straordinarie delle opere Pagliacci e Tosca. Bastò questo annunzio sui giornali viennesi perchè il teatro fosse completamente prenotato. Le due rappresentazioni - come scrissero quei giornalisti - rimaranno memorabili, sia per l’enorme concorso del pubblico, sia per le feste prodigate al tenore Fleta. Appena arrivato in Italia, venne assediato da proposte, fra le quali ricordiamo quelle pel San Carlo di Napoli, pel Costanzi di Roma, per il Massimo di Palermo, per il Comunale di Trieste, per l’Arena di Verona, per il Petruzzelli di Bari e pel Rossini di Pesaro, il cui impresario signor Casali, aveva sperato di portarlo con lui, nella stagione invernale, al San Carlo di Lisbona. Al momento che scriviamo non sappiamo a quale di queste proposte il Fleta darà la preferenza. Sappiamo, soltanto, che ha accettato di prendere parte alla inaugurazione del Teatro degli Avvalorati di Livorno, eseguendo rappresentazioni di Aida. Anche questa volta “Radames” ritornerà vincitore! È uno splendido avvenire che gli si apre davanti. L’arte lo ha già baciato in fronte, e lo condurrà verso la gloria!...
A TRIESTE
GAZZETTINO DI TRIESTE: (Francesca da Rimini). - Il giovane tenore Michele Fleta, che si presenta per la prima volta si scene italiane, dotato di magnifici mezzi vocali, di rara estensione, e di un timbro dolcissimo, con cui seppe trarsi, con molto onore dal suo difficile compito, e da questo suo pieno lusinghiero successo è facile pronosticargli uno splendido avvenire sulle scene liriche.
IL LAVORATORE: (Francesca da Rimini). - Una vera rivelazione il giovanissimo tenore Fleta, in possesso di una voce, di puro metallo; l’artista ha dinanzi a sé un bell’avvenire.
L’OSSERVATORE TRIESTINO: (Francesca da Rimini). - Il giovanissimo tenore Michele Fleta possiede una delle più belle voci di tenore, dice splendidamente e ha un portamento tutto compostezza.
IL PICCOLO: (Francesca da Rimini). - Innegabilmente il giovane tenore spagnolo Michele Fleta, possiede una voce di bel timbro terso e brillante, vigorosa e di facile emissione.
IL PICCOLO: (Aida). - Una vera rivelazione il tenore Michel Fleta, per quanto i suoi rari pregi vocali si fossero già palesati, almeno in parte, nella Francesca; ma è qui, nella faticosa e scabrosa parte diRadames che il giovane artista potè affermarsi quale un cantante di grande avvenire. La sua voce è vigorosa, dolce e vibrante, si presta, docile e pronta, ad ogni più difficile salto di “intervallo”, alle espressioni più delicate, agli scatti di forza e di drammaticità più intensi; essa non conosce confini, da che tutta la gamma è uguale e le note di passaggio - i difficili fa e fa diesis del tenore - sono affrontate e sorpassate su un piano o su un forte con una facilità e una franchezza veramente sorprendenti. Il pubblico che, curiosissimo lo attendeva al varco, gli fu largo di favore e di consenso, e dopo d’averlo applaudito con trasporto alla romanza Celeste Aida e al duetto dell’atto secondo, lo volle alla ribalta coi compagni alla chiusa degli atti.
ERA NUOVA: (Aida). - Quando udimmo il Fleta nella Francesca, lodammo la bellissima voce, ma quella stretta dalla ritmicità della moderna strumentazione densa e serrata, senza ampia libertà di frase, non aveva campo di espandersi libera, come qui può farlo. Ora appena, si potè apprezzare meglio il tesoro di questa voce, di aureo metallo nel suo impasto, con pieno splendore di accenti, con si bemolle chiari, resistenti a lunghi fiati, dei quali uno nella stretta del duetto porta con smorzatura indovinata al mordente delle basse, nell’estatico abbandono d’amore. Nel complesso è un Radames superbo.
A VIENNA
WIENER MITTAGS-ZEITUND: - (Tosca). “Il Caruso Spagnuolo”. Così chiamano a Vienna, il tenore Michele Fleta. Egli nella prima rappresentazione della Tosca, ha rivelato i suoi mezzi vocali straordinari e le rare facoltà artistiche. Le sue rappresentazioni, sono state finora le migliori della stagione. Il Fleta, non conta ancora 23 anni. Ha studiato con la signora Luisa Pierrik, artista della Scala di Milano, il suo debutto lo fece, dopo uno studio di tre anni, al teatro Verdi di Trieste dove ebbe un grande successo nella Francesca da Rimini e nell’Aida, delle quali opere eseguì otre 14 trionfali rappresentazioni. Il suo successo, al Wolkoper, è quello appena del suo secondo teatro. È pure da notarsi, che lo stesso giorno della prima rappresentazione di Tosca, il Fleta aveva, dietro di sé, la prova generale ed altre tre prove d’orchestra. Prossimamente, canterà Carmen e Pagliacci.
ALLGENEINE ZEITUNG: - (Pagliacci). Il tenore Michele Fleta, nella parte di Canio, venne, intensamente, rumorosamente, obbligato a bissare Ridi Pagliaccio. L’entusiasmo del pubblico fu grande, ed in tutta l’opera raccolse acclamazioni clamorosissime.
TAGBLATT: - (Pagliacci). Il tenore Michele Fleta, che ebbe un gigantesco successo nella Tosca, lo ottenne pure, ieri sera, nei Pagliacci. La sua bellissima voce, saldamente impostata, espressiva e colorita in ogni nota, ebbe fortissimo affetto su tutto il pubblico, che volle le replica del Ridi Pagliaccio. Al Wolksoper presto avrà luogo
la serata, in onore del Fleta, diventato popolarissimo tra noi.
NEWE FREIE PRESSE: - (Concerto, a favore degli orfani di Guerra). - Sulle sorprendenti qualità vocali e tecniche del giovane tenore Fleta, si è parlato esaurientemente, in occasione delle sue rappresentazioni. Bisogna però confermare che egli , specialmente nell’Aida e nella Tosca, cantò con grande meraviglia di voce. L’odierno concerto, col pianista Junfeld, organizzato dalla “Concordia” (Società di giornalisti e di scrittori) fece la più alta impressione. Fuori, pioggia e tempesta, nella sala Grunfeld, il tenore Fleta faceva passare nell’animo dei suoi uditori, entusiasmati, il soffio di primavera e l’ardore del soffio estivo. Festeggiatissimo dal pubblico, come forse nessun tenore dopo Caruso.
A BUDAPEST
PESTI NAPLO’: - (Tosca) . La parte di Cavaradossi era cantata da un tenore molto giovane, ma già di grande reputazione, Michele Fleta. La sua voce è di un timbro raro, d’una dolcezza infinita, e la sua azione scenica piena di arte. Nel Lucean le stelle ha avuto degli applausi colossali, interminabili, costringendolo a ripetere il pezzo.
A. NAP: - (Carmen). Meraviglia della rappresentazione della Carmen era di nuovo Michele Fleta, questo tenore dalla voce miracolosa. Dalla romanza del fiore, alla tragicità dell’ultimo atto è stato semplicemente grande.
PESTER LLOYD: - (Carmen). Don José era Michele Fleta, che già aveva entusiasmato nella Tosca. Era di nuovo un godimento per gli spettatori, perchè questo gran tenore diede al personaggio, vita, animo, passione, sentimento.
Tratto dalla: RIVISTA TEATRALE MELODRAMMATICA n°2780 del 20 luglio 1920